Studi e dati dello sport
Tempo libero e partecipazione culturale: tra vecchie e nuove pratiche
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Come passano il loro tempo libero gli italiani? Quali i loro interessi? Quali le loro attività preferite? I cambiamenti in atto sulla partecipazione culturale e le attività del tempo libero che hanno interessato le vite degli italiani, specialmente nel biennio della Pandemia, hanno fatto emergere la necessità di avviare tramite questo libro una riflessione che metta in evidenza quanto è accaduto negli ultimi anni.
Di questo si parla l’Ebook dell’Istat “Tempo Libero e Partecipazione Culturale” che ospita contributi sulla spesa delle famiglie per consumi culturali, approfondisce il ruolo della televisione e della radio, affronta i temi della lettura dei libri e dei quotidiani, della partecipazione a spettacoli e intrattenimenti outdoor e indoor, del ruolo di internet e della pratica sportiva, e dedica un capitolo alla relazione tra soddisfazione del tempo libero e qualità della vita. All’interno del volume, per quanto riguarda lo sport, un’ accurata lettura dei dati statistici raccolti dall’Istat ci restituisce un quadro di insieme che rivela una crescente preferenza verso le discipline da praticare in spazi all’aperto non necessariamente attrezzati.
Agli sport tradizionali si stanno infatti affiancando nuove discipline sportive che non necessitano di ambienti molto strutturati. Al momento non è facile comprendere se tale modalità individualizzata di fare sport porterà ad un sensibile aumento di praticanti sportivi o sarà solo una diversa modalità di fare sport per le persone già dedite alle discipline sportive.
Dallo sport per tutti allo sport a misura di ciascuno
Il capitolo 6 dell’Ebook Istat si concentra sullo sport e sull’evoluzione della pratica sportiva negli ultimi 20 anni. Nella seconda metà del XX secolo si è infatti affermata la distinzione tra lo “sport per professionisti”, orientato all’alta competizione e ai grandi eventi, e lo “sport per tutti”, teso a favorire la partecipazione all’attività sportiva del maggior numero di persone possibili. Tuttavia, nel corso del 2020, a seguito dell’emergenza da Coronavirus, i cittadini che abitualmente praticavano sport e attività fisica si sono esercitati sfruttando gli spazi in cui era possibile fare attività motoria, adattando lo sport alle rispettive esigenze. Negli ultimi venti anni, il graduale aumento della pratica sportiva riguarda sia gli uomini (35,7% nel 2000 e 42,7% nel 2020) che le donne (21,5% nel 2000 e 30,8%) e si osserva, seppure in maniera differenziata, in tutte le classi di età ad eccezione di bambini e adolescenti di 11-17 anni.
L’attività fisico-sportiva è stata praticata prevalentemente presso la propria abitazione (94%), sfruttando anche gli eventuali spazi aperti disponibili come terrazzi, balconi, giardini privati o spazi condominiali esterni. Solo il 7,3% dei praticanti riferisce di aver svolto l’attività fisica all’aperto in uno spazio non pertinente l’abitazione. Il 37,3% di quanti hanno praticato sport gli ha dedicato più tempo del solito. Le donne sono riuscite a incrementare il tempo dedicato all’attività fisica più degli uomini (45,6% contro il 29%).
Nell’Ebook si segnalano inoltre i fattori che influiscono sui livelli di partecipazione nello sport e nell’attività fisica, di seguito descritti.
L’età
Per motivi legati al ciclo di vita, tendenzialmente con l’età diminuisce per tutti gli individui lo sport praticato, mentre le nuove generazioni mostrano livelli di pratica sempre superiori rispetto alle generazioni precedenti. L’età, però, non agisce in ugual modo su queste attività del tempo libero: se lo sport si caratterizza come un’attività tipicamente giovanile (da 68,9% tra i ragazzi di 11-14 anni decresce al 7% tra gli ultrasettantacinquenni), l’attività fisica come fare passeggiate di almeno due chilometri, nuotare, andare in bicicletta o altro, invece, risulta più diffusa tra la popolazione anziana (da 16,2% tra i ragazzi di 11-14 anni aumenta a 37,3% tra gli anziani di 65-74 anni), come illustrato nella figura a seguire.
Variano sensibilmente al variare dell’età anche le motivazioni che inducono a svolgere una pratica sportiva.
Le motivazioni per praticare
I più giovani vivono prevalentemente lo sport come un piacere (76,9% dei praticanti di 11-14 anni e 75,7% dei 15-17enni), ne sottolineano l’aspetto socializzante (più di un quarto dei ragazzi di 6-19 anni pratica sport per stare con altre persone) e l’importanza per i valori che trasmette (oltre il 26% tra i 3 e i 14 anni). Superata la soglia dei venti anni, pur rimanendo importanti le motivazioni legate all’aspetto ludico e di piacere, acquistano più importanza il desiderio di mantenere una buona forma fisica, indicato da oltre il 65% delle persone tra i 25 e i 44 anni, e la possibilità di scaricare lo stress, motivazione indicata dal 44,5% degli sportivi tra i 35 e i 44 anni.
Le motivazioni dell’abbandono
Tra le motivazioni dell’abbandono gli adolescenti evidenziano la mancanza di tempo (43,5% tra 15-17 nel 2006) e lo studio (26,3% tra 15-17 nel 2006), nonché la mancanza di interesse per lo sport (28,8% nel 2006) o il subentrare di altri interessi (12,7% nel 2006).
L’interesse per l’attività sportiva diminuisce per uomini e donne soprattutto in corrispondenza dell’ingresso nella vita adulta, quando sono maggiori gli impegni legati al lavoro e alla famiglia: si assiste ad un crollo di 10 punti percentuali passando dalla classe di età 25-34 anni (50,1% nel 2020) a quella di 35-44 anni (40,3% nel 2020). Un ulteriore abbandono dell’attività sportiva si verifica nelle età più anziane (-13 punti percentuali per gli ultrasessantacinquenni rispetto alla classe 65-74), a causa, molto probabilmente, dell’insorgenza di limitazioni o problematiche di salute connesse all’età.
Rispetto ai motivi per cui si pratica sport emergono forti differenze di genere: per le donne lo sport è più benessere psicofisico, mentre per gli uomini è più passione e svago.
La pratica all’aperto, indipendentemente dal fatto che si tratti o meno di luoghi attrezzati, è più diffusa tra gli uomini e aumenta al crescere dell’età, con livelli più alti a partire dai 35 anni, mentre i bambini e i giovani praticano più spesso in impianti sportivi al chiuso.
Il titolo di studio
L’influenza del titolo di studio sulla pratica sportiva, sebbene sia evidente per uomini e donne a tutte le età, risulta particolarmente forte per le donne anziane; tra di esse la quota di praticanti con istruzione alta è quadrupla rispetto alle coetanee con al massimo la licenza media (26,8% contro 6,1%). Negli ultimi venti anni la pratica sportiva è aumentata soprattutto per uomini e donne con titolo di studio più alto (da 40,4% nel 2000 a 55,2% nel 2020).
Le differenze territoriali
L’attitudine alla pratica fisico-sportiva non è omogenea nelle diverse aree del Paese. Il Nord-est è la ripartizione geografica con la quota più elevata di persone che nel tempo libero praticano sport o attività fisica (76,6%), seguito dal Nord-ovest (72,7%) e dal Centro (67,4%). Sensibilmente inferiore alla media nazionale la pratica fisico-sportiva nel Sud (50,5 per cento) e nelle Isole (49,1%). Le differenze territoriali, in parte sono imputabili ad una differente dotazione impiantistica e infrastrutturale che non si riesce a colmare. È necessario, quindi, riequilibrare il fabbisogno degli impianti sportivi nel Paese, privilegiando le aree ancora distanti dai valori medi nazionali (Sud, piccoli centri, aree metropolitane) tenendo opportunamente conto della struttura per età della popolazione e delle opportunità offerte dall’ambiente.
Considerazioni finali
Nonostante le nuove generazioni mostrino livelli di pratica sempre superiori rispetto alle generazioni precedenti quasi due terzi della popolazione non pratica nessuno sport. È soprattutto tra i segmenti di popolazione meno istruita che la pratica sportiva non si diffonde in modo adeguato. Permangono, inoltre, forti criticità tra i residenti nelle regioni meridionali e nei piccoli comuni dove è minore l’offerta di impianti sportivi o di aree attrezzate per svolgere l’attività motoria. In queste aree territoriali è meno diffusa anche la pratica sportiva destrutturata ovvero svolta in spazi all’aperto non attrezzati, a testimoniare che è necessario investire anche nella diffusione della cultura sportiva facendo leva soprattutto sulla rilevanza sociale dello sport e sugli effetti benefici per la salute.