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Italia-Belgio, divertimento e inclusione nella "Quiet Room" dell'Olimpico dedicata ai bambini con autismo

Solo a guardare negli occhi i bambini all’interno della Quiet Room allestita all’Olimpico in occasione di Italia-Belgio c’era da emozionarsi. La FIGC nell’ambito della strategia di sostenibilità, grazie al supporto di Sport e Salute, ha offerto la possibilità ad alcuni bambini con autismo di assistere al match da una in una stanza dedicata presso la Tribuna Monte Mario. In questo ambiente, protetto e accogliente, i bambini hanno fatto il tifo per gli Azzurri e gioito per le gesta di Donnarumma e compagni. I piccoli tifosi, protagonisti del progetto del Settore Giovanile e Scolastico della FIGC ‘Calcio Integrato’, hanno infatti seguito in maniera appassionata la partita in totale sicurezza vivendo un’esperienza entusiasmante.

“Abbiamo regalato loro un’emozione indescrivibile - ha raccontato Daniela Sepio, la psicologa Referente Nazionale del progetto ‘Calcio Integrato’ -. Vivere anche i momenti dei gol è stato speciale, le reti riescono anche a far abbracciare, hanno permesso loro di reagire a uno stimolo importante in un ambiente sicuro e tutto ha assunto un senso ancora più importante in assoluto”. La Quiet Room rappresenta un’opportunità importante: “E non è solo logistica, ma è soprattutto sociale e psicologica - prosegue Sepio -. Ha permesso a questi bambini, potenzialmente oberati da stimoli sensoriali dovuti al contesto dello stadio durante una partita, di poterla seguire, che è ciò che più gli piace”.

Il tutto, come detto, rientra all’interno del progetto ‘Calcio Integrato’: quelli presenti nella Quiet Room erano bambini della Ledesma Academy, la scuola calcio fondata dall’ex capitano della Lazio Cristian Ledesma. “È uno dei club che porta avanti questo progetto, allenando questi bambini l’obiettivo è integrarli in un contesto sociale: l’inclusione non è un progetto, ma un valore. Per capire l’importanza di un’occasione come la Quiet Room bisognerebbe fare un giro nella vita di tutti i giorni di questi ragazzi. Essere qui oggi non rappresenta solo l’essere andati allo stadio, ma assume un significato più ampio di appartenenza a una comunità, cosa che per loro non ha prezzo - conclude la psicologa -. Attraverso ‘Calcio Integrato’ possiamo permettere loro di essere parte integrante di questa comunità e questo è uno degli scopi che ci poniamo come Settore Giovanile e Scolastico”.

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